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giovedì 31 gennaio 2013

La custode di mia sorella - Jodi Picoult

Titolo: La custode di mia sorella
Titolo originale: My Sister's Keeper
Autore: Jodi Picoult
Traduttore: L. Corradini Caspani
Editore: Corbaccio
Pagine: 428
Data di pubblicazione: 27 Agosto 2009
ISBN: 9788863800333
Prezzo: 18.60 €

Sinossi:
Anna non è malata ma è come se lo fosse. A tredici anni è già stata sottoposta a numerosi interventi chirurgici, trasfusioni e iniezioni in modo che la sorella maggiore Kate possa combattere la leucemia che l'ha colpita in tenera età. Anna è stata concepita con le caratteristiche genetiche che la rendono idonea a essere donatore di midollo per la sorella, ruolo che non ha mai messo discussione ma che ora le diventa, di colpo, insostenibile. Perché nessuno le chiede mai il suo parere? Perché si dà per scontato che lei sia disponibile? Anna prende una decisione per molti impensabile e che sconvolgerà la vita di tutti i suoi cari: fa causa alla sua famiglia. L'autrice dà voce a tutti i protagonisti della vicenda, permettendo al lettore di capire fino in fondo la complessità delle relazioni familiari. Se tutti hanno ragione, come mai non riescono a mettersi d'accordo? Ma soprattutto, com'è possibile che siano tutti così infelici? La custode di mia sorella ci fa domandare che cosa significhi essere dei bravi genitori, dei bravi fratelli, delle brave persone; se sia moralmente corretto salvare la vita di un bambino allorché ciò significa violare i diritti di un altro; se bisogna seguire il proprio cuore, o lasciare che siano gli altri a condurci; se sia sbagliato cercare di scoprire chi si è veramente se questo significa rischiare di perdersi.

Di solito tendo a stare lontana da libri di questo genere perché sono troppo sensibile e mi fanno stare davvero davvero male, mi ci vuole tanto tempo per leggerli, mille scatole di fazzoletti a portata di mano e almeno una settimana per riprendermi dalla lettura e da tutte le amozioni e le riflessioni che il romanzo ha scatenato in me e mi ha portato a fare.
Ovvimente il romanzo di Jodi Picoult non ha fatto eccezioni, anzi, è forse stato uno dei più forti che abbia mai letto.

Protagoniste di questo libro sono Kate e Anna, due sorelle, la prima affetta da una grave forma di leucemia, la seconda "creata" in laboratorio per essere assolutamente compatibile con Kate e poterle fare da donatore.
Quando la malattia di Kate pare essersi arresa, sopraggiungono gravi complicazioni renali e la ragazza necessita di un trapianto di rene che, pare scontato, le darà la piccola Anna. Ma la giovane sorella, invece di prepararsi per l'operazione, va da un avvocato per chiedere l'emancipazione medica nei confronti dei genitori, in quanto è stanca di essere colei di cui Kate ha bisogno. O, per lo meno, così sembra...

La storia non si può raccontare perché si perderebbe tutto il senso del romanzo, dovete leggerlo nonostante le lacrime, nonostante sia terribile, perché è anche bellissimo ed intenso.
E' un romanzo che fa riflettere ad ogni pagina, pone interrogativi di etica e morale che però non possono trovare risposta perché bisogna trovarsi nella situazione per poter dare un qualsiasi giudizio.

Mi ci è voluto un po' di tempo a leggerlo, mentre io di solito leggo abbastanza veloce, perché dopo un paio di capitoli sentivo la necessità di staccarmi dal libro, fisicamente e mentalmente. E mi ci è voluto anche un po' prima di riuscire a scrivere questa recensione, che alla fine non è venuta nemmeno poi tanto bene. Perché questo è uno di quei libri che vanno letti per essere capiti, vanno vissuti in prima persona e nessuna recensione, nemmeno la più bella, può trasmettere veramente ciò che è questo romanzo.

martedì 29 gennaio 2013

"Tutto accade oggi", Jesse Browner

Titolo: Tutto accade oggi
Autore: Jesse Browner
Editore: e/o
Pagine: 221
Prezzo: 18,00



Sinossi: Wes cammina per le strade di una New York notturna. Sta tornando a casa e dovrebbe essere felice perché ha appena compiuto il grande passo che tutti i suoi coetanei sognano, il rito di iniziazione per eccellenza. Wes, 17 anni, ha fatto sesso per la prima volta. Eppure è triste, indicibilmente, profondamente triste. Perché è successo tutto nel momento sbagliato, con la ragazza sbagliata, per i motivi sbagliati. È tutto fuori dal rigido e assai articolato copione che in ogni istante della sua vita Wes struttura mentalmente. Un copione che ingloba in sé tutti gli aspetti della sua esistenza, dalla madre gravemente malata e costretta a letto al padre scrittore fallito, dalle pagine di "Guerra e pace" a quelle del "Maestro e Margherita", dall'amore idealizzato e impossibile per la bella Delia a quello più protettivo per la sorellina Nora. Un ritratto commovente. Un romanzo tenero e affettuoso. Grazie alle sempre avvincenti e intriganti elucubrazioni del giovane Wes, le pagine di questo romanzo ci restituiscono i sentimenti e le emozioni di un'età in cui ancor più della vita in sé è importante il modo in cui la percepiamo, ancor più di ciò che siamo è importante il modo in cui ci crediamo percepiti dagli altri, un'età in cui nella mente scorre un interminabile flusso di pensieri, considerazioni e sensazioni che può trasformare ogni banale momento quotidiano nella pagina di un infinito romanzo che ci vede come unici protagonisti.


"Tutto accade oggi": e cosa accade, oggi, caro Leslie, che ti fai chiamare Wes per la vergogna di quel nome troppo femminile?
Oggi accade che...hai la tua prima esperienza sessuale. E questo ti mette di fronte al fatto che non sei ancora un adulto, ma neanche più un bambino. E che la ragazza con cui hai fatto sesso non è quella giusta.  E ti ricorda che hai una serie di problemi che ti perseguitano: la mamma invalida, il padre assente, una sorella che pensa tu sia il suo cavaliere senza macchia e senza paura.
Ma tu come ti senti, giovane Wes?

Romanzo di formazione che si dipana da un'unica, fatidica giornata.
Bello, intelligente, analizza a dovere la questione esistenziale del giovane.
Ma c'è un MA. A mio avviso manca totalmente di credibilità: non voglio dire certo che tutti gli adolescenti siano dei buzzurri che trascorrono il tempo dormendo sui compiti e ingozzandosi di patatine ascoltando cattivo rap... Ma certi passaggi sono davvero elaborati e le citazioni dai romanzi assomigliano molto ad esercizi di stile di un autore molto compiaciuto.
Promosso, ma con un amletico dubbio.



lunedì 28 gennaio 2013

Recommend a book...with an animal on the cover

Buongiorno e buon lunedì a tutti!

Spero ve la passiate meglio di me che sono a letto con l'influenza: il 2013 è iniziato male da questo punto di vista. In ogni caso, non perdiamoci in chiacchiere e passiamo al nocciolo della questione di oggi, e cioè l'appuntamento con il nostro "Recommend a book". Il tema di oggi è: Recommend a book with an animal on the cover.

All'inizio ho avuto un vuoto, ma poi dando un'occhiata alla libreria ho trovato subito il libro di cui vi parlerò a breve, perchè quando l'ho letto mi sono divertita un sacco!
Si tratta di "L'orribile Karma della formica" di David Safier.
E' un romanzo divertente, che parla di un tema impegnativo come quello della reincarnazione in modo ironico e leggero, senza mai appesantire il lettore.
Secondo me il grande potere di questo romanzo e degli altri di Safier è quello di far riflettere il lettore, che capisce che la felicità a volte la si ha tra le mani, anche se si pensa di essere eternamente insoddisfatti.
Kim, la protagonista, è una donna che si dedica totalmente al lavoro trascurando la famiglia, ma il giorno della sua morte, capisce che deve fare di tutto per salire gradino dopo gradino la scala della reincarnazione e riconquistare sua figlia e suo marito. Non si arrenderà mai, morte dopo morte, formica dopo porcellino d'india.
Frizzante, fa sorridere e non annoia: consigliato!

domenica 27 gennaio 2013

"Le relazioni pericolose", Choderlos de Laclos


Titolo: Le relazioni pericolose
Autore: Choderlos de Laclos
Editore: Newton & Copton
Pagine: 256
Prezzo: 6,00


Sinossi: Romanzo del 1782 ambientato nella Parigi del Settecento che vede protagonista la Marchesa de Merteuil, donna falsa e provocatrice, che, per sete di rivalsa, dà inizio ad un intrigante scambio epistolare che coinvolge diversi personaggi, grazie all'aiuto del Visconte di Valmont, suo ex amante e noto seduttore senza scrupoli. Valmont accetta la sfida proposta dalla Marchesa: sedurre la giovane Cécile, promessa sposa del Cavalier Danceny, del quale la Marchesa stessa si vuole vendicare. Inizia così lo scambio epistolare che mette in scena la rete diabolica elaborata da Valmont e dalla Marchesa di Merteuil: una serie di manovre, sotterfugi e complicati intrighi che avranno esiti imprevedibili. L'autore ci presenta così il quadro di una società moralmente dissoluta e crudele, che crede di saper conquistare ogni potere ma si rivela ineluttabilmente autodistruttiva.



Ed ecco a voi, il Gran Visir di tutti i romanzi epistolari!
175 lettere che sconvolsero i benpensanti francesi, allibiti da questa scandalosa e contorta storia che gira intorno ad un inganno - e alla seduzione.
Ritratto della società dell'epoca, il romanzo  è sotto certi aspetti incredibilmente moderno. E' una sorta di  trionfo del cinismo e della perfidia: i personaggi negativi sono intelligenti, affascinanti, brillanti, arguti, i buoni fanno la figura dei fessi. Ma alla fine vengono puniti, per la pace del cuore di tutti (non prima di scene tragiche, però).
L'inizio è un po' difficoltoso (non è facile seguire una storia attraverso gli occhi sempre diversi del mittente della lettera) e si può avere di tanto in tanto l'impressione che alcuni elementi si ripetano.
Ma una volta entrati nel clima... Si rivela una storia con più accrocchi peccaminosi di una soap opera!
Geniale, perfido. Intrigante. Da leggere, ma a piccole dosi, proprio come se fossero lettere.




sabato 26 gennaio 2013

Leggere è inutile e nuoce gravemente alla salute?


Sembra che ultimamente sia in atto una vera e propria battaglia contro chi legge: su facebook nascono pagine che proclamano l'inutilità dei libri a favore di dei film, nel pensare comune i lettori vengono visti come disadattati asociali che vivono solo ed esclusivamente per i libri e nel mondo dei libri e si tende a guardare un po' di traverso le persone che viaggiano sempre con un libro in mano e leggono ogni volta che possono, neanche fossero affette da una strana e incurabile malattia.
Girovagando un po' in rete ho trovato alcuni articoli che mi hanno offerto spunti interessanti per scrivere questo post.

Uno è tratto da Il Giornale, è stato scritto da Luigi Mascheroni e risale a un po' di anni fa. Ve lo riporto qui di seguito:

La verità, contrariamente a quello che pensa la maggior parte della gente, è che i libri sono pericolosi. Non soltanto spesso sono inutili, ma addirittura possono fare danni, persino peggiori di quelli prodotti dall’ignoranza. Leggere fa male, molto male.

È un concetto difficile da accettare, soprattutto in tempi come i nostri di bestsellerismo imperante, di editoria over-size, di mega-store pieni zeppi di «novità», di super festival del libro e della letteratura (dove tutti vogliono vedere, già meno ascoltare, quasi mai leggere). Un concetto difficile da accettare in un Paese come il nostro dove si pubblicano tra i 60 e i 70mila libri all’anno ma dove meno del dieci per cento degli italiani legge più di un libro al mese. Un concetto difficile da accettare in questo sovraffollamento di titoli dove l’abbondanza soffoca la qualità e le parole scritte superano quelle lette. 

Un concetto difficile da accettare ma sul quale vale la pena riflettere se a suggerirlo è una delle menti più sottili e brillanti del suo tempo, come lo fu Arthur Schopenhauer (1788-1860). Il suo scritto Sulla lettura e sui libri (in realtà un paragrafo dei celebri Parerga e paralipomena, che oggi la casa editrice La vita felice pubblica in una edizione «autonoma» con testo tedesco a fronte, pagg. 60, euro 6,50) è, in questo senso, illuminante. Una vera arte del non leggere. Il filosofo tedesco, attorno al 1850, metteva in guardia dal leggere. Soprattutto dal leggere troppo e dal leggere male. «Quando leggiamo, qualcun altro pensa per noi: noi ripetiamo solamente il suo processo mentale... quando si legge ci è sottratta la maggior parte dell’attività di pensare... Quindi accade che chi legge molto e per quasi tutto il giorno, piano piano perde la facoltà di pensare. Questo è il caso di molti dotti: hanno letto fino a diventare sciocchi». E più avanti: «Tanto più si legge, tanto meno ciò che si è letto lascia tracce nello spirito: diventa come una lavagna su cui si è scritto troppo e in modo confuso». 

Schopenhauer è implacabile: dice che leggere paralizza la fantasia, che siamo circondati da «cattivi libri» («nove decimi della nostra attuale letteratura non ha altro scopo che spillare qualche tallero dalle tasche»), che occorre leggere solo i classici e semmai rileggerli due, tre, quattro volte. Perché la vera letteratura «produce in un secolo in Europa solo una dozzina di opere durature». E poi è anche questione di tempo: «Sarebbe una bella cosa comprare i libri se si potesse comperare il tempo per leggere, ma si scambia per lo più l’acquisto di libri con l’acquisto del loro contenuto». 

A questo punto, allora, torna utile anche un altro consiglio, non di un filosofo tedesco ma di uno scrittore italiano: Luciano Bianciardi (1922-1971). Il quale nelle sue «Lezioni per diventare un intellettuale, dedicate in particolare ai giovani privi di talento» (uscite a puntate sul settimanale ABC nel 1967) spiega per filo e per segno, con la consueta ironia e l’altrettanto consueto pessimismo, come si può diventare «un uomo di successo nel mondo della cultura» anche senza cultura, appunto. Insomma, cari intellettuali (ancora in pectore o già in auge), come intima il titolo della nuova edizione in volume di quelle preziose lezioni (Stampa Alternativa, pagg. 94, euro 9): Non leggete i libri, fateveli raccontare.


Lasciando da parte il fatto che io e Schopenhauer non siamo mai andati molto d'accordo, mi sento di dissentire con l'autore dell'articolo e con il filosofo citato a sostegno della tesi di base: e cioè che leggere è inutile e fa male perché impedisce a chi legge di pensare.
Secondo quanto sostenuto, infatti, mentre leggiamo diventiamo incapaci di pensare, in quanto totalmente assorti nell'atto di leggere; per cui, chi legge molto e per molto tempo durante la giornata, rischia di diventare un completo idiota.

A parte il fatto che io vorrei leggere tutto il contesto in cui è inserita questa frase del filosofo, ma mi sento di obiettare una cosa: quando leggiamo pensiamo a ciò che stiamo leggendo e, quando smettiamo di leggere, gli spunti di riflessione sui quali ragionare si sono moltiplicati rispetto a prima di prendere in mano il libro. Se il romanzo o il saggio o il trattato di non so quale materia vale qualcosa, allora inevitabilmente la nostra mente si metterà in moto per riflettere su quella frase, su quel comportamento, su quella questione posta in essere tra le pagine di ciò che poco prima era l'oggetto del nostro leggere; se, al contrario, è un'accozzaglia di frasi fatte, stereotipi e teorie strampalate, la nostra mente lavorerà per prendere le distanze da tutto quello che è stato messo nero su bianco.
Ma sempre di pensieri e di ragionamenti si tratta.
Inoltre non è affatto vero che a furia di leggere nuovi libri dimentichiamo i precendenti perché sono convinta che qualsiasi lettore attento sia ingrado di riassumere a distanza di anni, anche se solo per sommi capi, la trama di un libro letto anni prima. Ovvio, se la storia non valeva nulla e la lettura non è stata piacevole e non era nelle corde di chi l'ha letta, allora è più che comprensibile che l'abbia scordata. Non funziona allo stesso modo la nostra con gli eventi spiacevoli che ci capitano nella quotidianità? Non tendiamo ad accantonare quel dolore sordo che ci provoca il pensiero della scomparsa di una persona cara? Non rimuoviamo spesso e volentieri il ricordo di una figuraccia fatta in pubblico?


Mascheroni e Shopenhauer proseguono affermando che leggere mette un freno alla nostra fantasia e che siamo sempre più circondati da letteratura di scarso valore.
Oggi come allora è sempre sostenibile la seconda di queste due affermazioni: sempre più spesso ci vengono propinati casi editoriali che non valgono un centesimo di quelli spesi per acquistarli (inutile citare titoli tanto pensiamo tutti agli stessi libri più o meno); e, sempre più spesso, si improvvisano scrittori persone che fino ad un attimo prima facevano tutt'altro mestiere. Ed hanno successo perché si sono fatti un nome nel loro campo e allora partono già avvantaggiati in quanto conosciuti ai più (anche qui inutile sprecare caratteri per elencare nomi che, come sopra, vengono in mente a tutti).
Quindi, niente da dire, in questo caso avete segnato un punto miei cari signori, ma quando affermate "che leggere paralizza la fantasia", lo riperdete subito perché, se mai, leggere la stimola.
Chi di noi lettori da fanciullo o da adulto non ha mai sognato e fantasticato riguardo ad una storia letta in un libro? Nessuno. E rispondo ad occhi chiusi, metto anche la mano sul fuoco da tanto che sono sicura di quello che dico! 
Quanto al tempo da dedicare alla lettura è vero, è poco e se si potesse comprare insieme ai libri che acquistiamo, saremmo decisamente tutti più contenti. Ma questo non significa che la mancanza di tempo sia un punto a sfavore del leggere.
In relazione alla frase conclusiva "Non leggete i libri, fateveli raccontare" io posso solo dire: provate. Provate a farvi raccontare un libro e poi leggetelo e capirete da soli perché non ha alcun senso.

Sempre in rete ho trovato un altro articolo, molto interessante e molto ben scritto, che analizza la lettura passando attraverso alcuni grandi romanzi quali in Don Chisciotte, Madame Bovary, Se una notte d'inverno un viaggiatore e altri ancora.
Vi lascio il link e vi consiglio di leggerlo con calma e attenzione, perché è davvero una bella riflessione: Perché leggere, se leggere fa male?

Io vi riporto qui solo l'idea principale su cui si sviluppa tutta l'analisi, significativa per lo scopo di quanto scritto fino ad ora, e cioè che non bisogna presentare e pensare la lattura come un obbligo perché si otterrà solo una reazione opposta: il non leggere. Il messaggio di fondo che Renato Nisticò vuol fare arrivare a chi prende tra le mani il suo scritto è che "anziché inculcare il piacere della lettura nell’allievo (che è un non senso), dovrebbe porre in primo piano la relazione personale che si è instaurata fra di loro, il loro ritrovarsi gettati in una certa situazione. Dentro questo spazio emozionale e conoscitivo egli dovrebbe collocare come un dono e come un rischio l’apertura al “leggere”, cioè all’interpretare il mondo."

Leggere deve essere un piacere, un momento in cui si stacca la spina e si perde il contatto con il mondo esterno, ma non nel senso chisciottesco di perdita della ragione, semplicemente come quando ci si rilassa svuotando la mente.
Il problema è che chi non ama leggere non capisce e non potrà mai capire cosa significa questo momento di alienazione, che cosa ciò rappresenti per un amante della lettura e dei libri: "Quando io mi immergo nella lettura, abbandono momentaneamente, immaginariamente la mia dimensione, per assumerne un’altra vicaria che mi consente di vivere esperienze che non potrebbero essere mie nel corso ordinario della vita."
Questo non vuol dire affermare che solo ed esclusiamente la lettura di un libro porti a questa alienazione, però io, ad esempio, non riesco ad ottenere lo stesso risultato quando un film, forse un pochino di più quando ascolto la musica con le cuffie, ma solo perché la sparo a tutto volume e non sento nemmeno le bombe cadere.

Dicevo, poche righe sopra, che questa idea è significativa per lo scopo di quanto da me scritto fino ad ora perché non voglio, con tutte queste parole, convincere chi sostiene che i libri sono inutili e che sarebbe meglio salvare gli alberi invece che abbatterli per produrre la carta che serve a pubblicare i suddetti che si stanno sbagliando. Semplicemente ho voluto spiegarvi cosa significa per me tenere in mano quell'oggetto secondo voi inutile, cosa mi trasmette e dove mi porta.

In conclusione, ognuno di noi ha un modo tutto suo e diverso da quello degli altri per prendere le distanze dal quotidiano che, a volte, diventa troppo pesante da sopportare e questo non significa che leggere sia una malattia che porta a chissà quali conseguenze. Semplicemente è uno dei fini che si usano per arrivare ad uno stesso scopo: liberare la mente e rilassarsi (che, per inciso, non vuol dire smettere di pensare).
 

venerdì 25 gennaio 2013

Librocitando #3


Mi sorride, e improvvisamente ho di nuovo diciassette anni... perché a quell'età capii che l'amore non rispetta le regole, perché a quell'età capii che non c'è niente che valga la pena di avere quanto ciò che è irragiungibile.
 
La custode di mia sorella - Jodi Picoult

giovedì 24 gennaio 2013

"Costretta al silenzio", Linda Castillo

Titolo: Costretta al silenzio
Autore: Linda Castillo
Editore: Fanucci
Pagine: 384
Prezzo: 12, 90


Sinossi: Painter's Creek, nell'Ohio, è una cittadina rurale silenziosa in cui coabitano una comunità amish e una inglese; ma è anche il luogo in cui, sedici anni fa, si è consumata una serie di brutali omicidi. Kate Burkholder, che all'epoca era solo una ragazzina, è scampata in extremis dall'essere uccisa; ma quell'esperienza le ha lasciato un senso di terribile fragilità, di perdita di innocenza, e la sensazione di non appartenere più alla comunità in cui viveva. E, da quel giorno, il killer si è misteriosamente fermato. Sono passati molti anni, e a Kate, che ormai è una donna, viene chiesto di tornare proprio a Painter's Creek come capo della polizia. È sicura di poter affrontare l'incarico, per il quale è adatta grazie alle sue origini e alla conoscenza della zona. Ma quando in un campo innevato viene trovato il corpo di una ragazza sgozzata, di colpo il passato torna nella sua vita. Kate è decisa a fermare il killer prima che possa colpire ancora; ma per dargli un nome e un volto, dovrà tradire il suo legame con gli amish e la sua stessa famiglia... e svelare un oscuro segreto che potrebbe metterla in serio pericolo.


Linda Castillo ambienta i suoi thriller sempre nella stessa location: Painter's Creek, comunità divisa fra una comunità inglese e una amish.
E se pensi agli amish, ti vengono in mente campi di grano, aratri, uomini barbuti in bretelle e donne con la cuffia che cuciono coperte mentre il sole si spegne.
E invece no. Linda ci piazza anche omicidi ferocissimi e sanguinari!
Scorrevolissimo, non all'altezza di "La lunga notte", ma piacevole e mai noioso, soprattutto.

martedì 22 gennaio 2013

"Chiedi perdono", Ann- Marie MacDonald

Titolo: Chiedi perdono
Autore: Ann- Marie MacDonald
Editore: Adelphi
Pagine: 590
Pezzo: 18,00


Sinossi: Un'isola livida e crudele della Nuova Scozia sul finire dell'Ottocento, un giovane accordatore di pianoforti, una tredicenne libanese. I due si amano, e per sposarsi non esitano a fuggire. La loro passione sarà breve e bruciante, immani le conseguenze: giacché sulle loro figlie si abbatterà un destino di colpe indicibili e occulte menzogne che finirà per distruggerle.



A metà strada tra una tragedia greca e una saga familiare in stile sudamericano. Dalla tragedia, ha preso una forma di pessimismo di fondo che accompagna tutti i personaggi, destinati a scontare le colpe dei propri padri; alla tradizione sudamericana  si ispira un modo di raccontare che suggerisce, più che descrivere: c'è sempre questa sensazioni che le frasi nascondano dell'altro, un doppiosenso, un'immagine, un'ombra. E' qualcosa di molto affascinante, che mai avevo incontrato al di fuori delle saghe familiari di Isabel Allende e Gabriel Garcia Marquez.
Romanzo assai corposo, affascinante, avvolgente, anche se non sempre tutte le intricatissime vicende raccontate sembrano avere un fine. Molto bello.

Libero Arbistrio - Caterina Armentano

Titolo: Libero Arbitrio
Autore:  Caterina Armentano
Editore:  0111 Edizioni
Pagine: 196
Data di pubblicazione:  26 Novembre 2010
ISBN: 9788863073287
Prezzo: 15.00 €

Sinossi:
In un paesino della Calabria, un luogo non ben definito, dove lo spazio simbolico prevale su quello reale, inizia l'intreccio delle vite di alcune donne che vivono nello stesso condominio. Loro si aiutano, si odiano, si invidiano, fanno comunella tra loro.
Ogni donna ha una caratteristica ben specifica: Miriam desidera partecipare ad “Amici” nonostante abbia superato l’età e digiuna se Gigi d’Alessio tradisce la moglie. Gianna abortisce di nascosto dal marito perché non desidera più avere figli. Cosima è convinta di meritare un marito dittatore e crudele e non si rende conto che sua figlia, adolescente, ha una vita sessuale attiva e usa spesso la pillola del giorno dopo. Raffaella vive sempre storie sbagliate perché desidera al più presto sposarsi. Marianna non accetta le convenzioni di una società che la vorrebbe sposata e accasata con un ragazzo che lei non ama.
Questi frammenti di vita sono il contorno della vera storia, raccontata da Rebecca, colei che porta in seno la maledizione che le fa perdere i figli prima che nascano. Rebecca narra la vicenda di Ester, la sua migliore amica, colei che vota la sua vita a un sogno che l’ha travolta e perseguitata per tutta la vita: in una notte catartica e senza luna, a Ester sembra che le membrane del tempo si siano squarciate, offrendole la possibilità di sbirciare nel futuro e consentendole di vedere il volto della sua futura bambina. Ma si accorgerà ben presto che questa meravigliosa visione resterà ciò che era, cioè un sogno e che, al contrario, la realtà ha in serbo per lei un tragico finale. 


Come dicevo ieri, credo che spesso siano i libri a scegliere noi e sono fermamente convinta che in questi casi la lettura non ci lascerà mai insoddisfatti. Ma ci sono anche casi in cui siamo noi a scegliere la lettura e, in questo caso, il risultato finale è un terno al lotto.
Questa premessa non per dire che questo romanzo non mi sia piaciuto, ma sono sicura che se lo avessi letto in un altro momento, tra qualche anno magari, o all'inizio dell'anno scorso, le mie impressioni sarebbero state completamente diverse.

Protagoniste di questa storia sono una compagine di donne, più o meno amiche e più o meno imparentate, che vivono in un piccolo paese della Calabria. Ciò che le lega tutte è la maternità: alcune cercano disperatamente di avere figli ma non ci riescono, altre i figli riescono ad averli ma non li vogliono e ricorrono all'aborto.
Tutte si conoscono, tutte si incontrano spesso per le scale del palazzo o a casa di una di loro per parlare, o più spesso, sparlare, di questa o di quella persona. Ma sovente questi ritrovi tra amiche sono anche un rifugio, uno modo per scappare alle continue violenze fisiche e mentali di un marito decisamente despota che pretende di comandare la moglie e di decidere della sua vita.
I temi trattati in queste poche pagine e le vicende narrate sono parecchie e riassumerle tutte toglierebbe in  voi il gusto di leggere il libro, ma mi è anche difficile riassumerle perché ho trovato la narrazione un po' contorta: secondo me l'autrice non è riuscita appieno a gestire tutti i personaggi che ha inserito nel romanzo e ha creato parecchia confusione perché spesso non riuscivo a capire chi parlava di cosa e, soprattutto, dove si volesse andare a parare.

E questa era l'analisi oggettiva. Per quel che riguarda l'analisi soggettiva devo ammettere di avere un po' di difficoltà nell'affontarla, perché vuol dire entrare parecchio nel mio privato e personale presente e nel mio passato. 
Non condivido il volore un figlio a tutti i costi perché sono convinta che ad un certo punto diventi un capriccio e, quando il figlio arriva, a lungo andare diventa un incomodo da dover accudire per forza e mal volentieri.
La questione dell'aborto è estremamente delicata e credo che nessuno possa giudicare una donna che decide di non dare la vita al figlio che porta in grembo, perché non si avranno mai in mano tutti gli elementi necessari per capire fino in fondo le ragioni che l'hanno portata a questo gesto.
Non sono nemmeno d'accordo su quello che è il leitmotiv sottinteso di tutta la storia e cioè che una donna, per sentirsi realizzata appieno, debba diventare madre altrimenti sarà per sempre menomata e mutilata di una parte vitale di se stessa.

In conclusione questo romanzo ha suscitato in me tante emozioni contrastanti e mi ha offerto molti spunti di riflessione, ma non mi ha convinta fino in fondo, mi ha lasciato un non so che di incompleto e mi ci è voluto parecchio tempo prima di decidermi a scrivere questa recensione perché ho avuto bisogno di riordinare per bene i pensieri.
A volte è un bene, a volte no. Nel mio caso è a metà tra il sì e il no.

lunedì 21 gennaio 2013

Recommend a …book that reminds you of summer


Eccoci di nuovo qui con il consueto appuntamento del lunedì: quello dei suggerimenti. Oggi tocca a me e vi devo consigliare un libro che mi ricorda l'estate... e devo dire che la cosa mi ha messa un po' in crisi. Perché non c'è un libro che sia ambientato in estate che ricordo particolarmente.
Poi, ripensado alle mie estati, uno l'ho trovato:


Questo libro mi ricorda l'estate perché l'ho letto in estate quando ero in vacanza in Croazia (tra l'altro la prima che mio marito ed io facevamo insieme. E' stato lui a prestarmelo) ed ha anche subito un piccolo incidente: la prima sera della nostra vacanza si è messo a piovere e ci si è allagata la tenda. Dove volevi che fosse questo libro se non dentro lo zaino con la roba da spiaggia? Si è infradiciato tutto, segnalibro compreso, e ho dovuto aspettare un giorno e mezzo per poterlo rileggere perché ho dovuto stenderlo al sole.

In ogni caso, a parte questo piccolo aneddoto, è un libro che vi consiglio se amate la saga di Guerre Stellari perché è davvero ben scritto e si legge molto bene e in fretta: niente di intellettuale e trascendentale, ma una lettura semplice, da spiaggia per chi ama il genere e per chi, come me, ogni tanto si butta e prova a leggere qualcosa di nuovo.

Un Giorno di Gloria per Miss Pettigrew - Winifred Watson

Titolo: Un giorno di gloria per Miss Pettigrew
Titolo originale: Miss Pettigrew Lives for a Day
Autore:  Winifred Watson
Traduttore: I. Zani
Editore:  Beat
Pagine: 208
Data di pubblicazione:  09 Ottobre 2012
ISBN: 9788865591161
Prezzo: 9.00 €

Sinossi:
E' una fredda, grigia, nebbiosa giornata di novembre degli anni Trenta a Londra e Miss Pettigrew, il cappotto di un indefinibile, orrendo marrone, l'aria di una spigolosa signora di mezza età e un'espressione timida e frustrata negli occhi, è alla porta di un appartamento al 5 di Onslow Mansions, in uno dei quartieri più eleganti della capitale inglese. Stamani si è presentata come sempre al collocamento e l'impiegata le ha dato l'indirizzo di Onslow Mansions e un nome: Miss LaFosse. L'edificio in cui si trova l'appartamento è tanto esclusivo e ricercato da metterle soggezione. Miss Pettigrew coi suoi abiti logori, il suo mesto decoro e il coraggio perduto nelle settimane trascorse con lo spauracchio dell'ospizio dei poveri, suona ripetutamente prima che la porta si spalanchi e appaia sulla soglia una giovane donna. E una creatura così incantevole da richiamare subito alla mente le bellezze del cinematografo. Miss Pettigrew sa tutto delle dive del cinematografo: ogni settimana per oltre due ore vive nel mondo fatato del cinema, dove non ci sono genitori prepotenti e orridi pargoli a vessarla. Miss LaFosse la fa entrare e poi scompare nella camera da letto, per ricomparire poco dopo seguita da un uomo in veste da camera, di una seta dalle tinte così abbaglianti che Miss Pettigrew deve socchiudere gli occhi. In preda all'ansia, stringendo la borsetta fra le dita tremanti, Miss Pettigrew si sente sconfitta e abbandonata prima ancora che la battaglia per l'assunzione cominci, ma anche elettrizzata.

Non so voi, però io penso che, certe volte, non siamo noi a scegliere i libri che compriamo o che vogliamo leggere, ma siano loro che ci vedono dalla mensola della libreria, dallo scaffale del supermercato o della biblioteca e facciano di tutto per farsi notare da noi.
Per lo meno a me è successo così con questo romanzo: non ne avevo sentito parlare né ne avevo letto recensioni sui blog che seguo, poi un pomeriggio di qualche mese fa sono andata al supermercato, l'ho visto e l'ho comprato attirata dalla promettente storia che garantiva di raccontare. E non ne sono rimasta delusa.

Miss Pettigrew è un donna di quarant'anni che vive nella Londra delgli anni trenta, povera in canna, alla disperata ricerca di un lavoro. Come tutte le mattine, si reca all'ufficio di collocamento pregando Dio di aiutarla a trovare un impiego perché sa benissimo, data la sua età, che questa sarà la sua ultima occasione. La donna dell'uffiico di collocamento è stufa di vederla ed è poco incline a darle una mano, ma quella mattina una proposta di lavoro ce l'ha e lascia l'indirizzo a Ginevra nella speranza di non vederla mai più.
Miss Pettrigrew, rinvigorita da una nuova speranza, si avvia verso uno dei quartieri più eleganti e belli di Londra decisa più che mai a fare bella figura, ad avere il lavoro di istitutrice e mantenerlo.
Giunta alla porta suona il campanello una volte, due volte, tre volte senza ottenere risposta e continua ad insistere sempre più nervosa fino a che finalmente quella porta si apre e appare la giovane e bella Delysa LaFosse.
Da qui in poi comincia una lunga serie di esilaranti ed equivoche situzioni che porteranno Ginevra nel bel mondo, per un intero giorno diventerà una rispettabile ed elegante donna dell'alta società e conoscerà anche un uomo che, forse, potrebbe mutare per sempre il suo stato di zitella...

Un romanzo frizzante, una scrittura fluida e leggera che fa sorridere e riflettere sulla diversità delle classi sociali, sui diversissimi problemi che deve affrontare ogni giorno chi è ricco e chi è povero, il tutto condito con l'immancabile e sottile humor inglese.
Molto particolare l'idea di scrivere un romanzo che comincia alle 8.00 di mattina e finisce dopo le 3.00 della mattina dopo e molto bella l'idea di usare le ore della giornata in cui si svolgono gli eventi per dividere i capitoli.

Un libro che si legge d'un fiato, che fa ridere e a volte intristisce, che ti fa fare il tifo per la mitica Ginevra Pettrigrew, perché è impossibile non affezionarsi a lei; che ti porta ad arrabbiarti per l'indecisione di Delysa tra due uomini, uno palesemente bastardo e l'altro decisamente troppo buono; che ti fa rivivere l'atmosfera chic delle feste londinesi dell'alta borghesia e la vita frizzante che faceva chi apparteneva ad essa.

Bello, bello, bello! Grazie per avermi scelto, quel giorno!

sabato 19 gennaio 2013

Il Senso dell'Elefante - Marco Missiroli

Titolo: Il senso dell'elefante
Autore:  Marco Missiroli
Editore:  Guanda
Pagine: 235
Data di pubblicazione:  22 Febbraio 2012
ISBN: 9788860887559
Prezzo: 16.50 €

Sinossi:
Milano, un elegante condominio della media borghesia, tante esistenze che si intrecciano, tanti personaggi a loro modo paradigmatici. Su tutti veglia Pietro, il nuovo portinaio, uomo silenzioso che ha lasciato la sua Rimini improvvisamente per affrontare un destino racchiuso tra le pareti del suo palazzo. Era prete fino a poco tempo prima, ora è semplice custode di chiavi e appartamenti, legato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini. Perché entra in casa sua quando non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una sorte inconfessabile? Un segreto che affonda le radici nel destino di ognuno di noi e che ha un simbolo nell'elefante, amuleto della storia, e mammifero che più di ogni altro conserva la devozione verso i legami affettivi...

Come vi avevo accennato tempo fa, questo per me è un periodo molto intenso, lavorativamente parlando e, inevitabilmente, ne risentono anche il blog e la lettura. Le recensioni in pillole nascono dal poco tempo che ho per mettermi al pc e scrivere che in ufficio è diventato risicato e praticamente inesistente; giustamente potreste obiettare che esiste sempre la sera e avete ragione, ma quando arrivo a casa (spesso dopo 19.30) non ho più voglia di accendere il computer e mettermi a scrivere.
Anche i libri risentono della mi stanchezza: se una volta leggevo in pausa pranzo e la sera prima e dopo cena, adesso la pausa pranzo è l'unico momento di lettura che riesco a sfruttare appieno, perché dopo cena mi ritrovo sempre più spesso a cadere addormentata intorno alle nove di sera. Inoltre mi rendo conto di essere parecchio distratta nella lettura e, spesso, mi perdo tra i pensieri di ciò che ho fatto il giorno stesso e di ciò che dovrò fare il giorno dopo, invece di lasciarmi andare ed immergermi completamente tra le pagine del romanzo che ho tra le mani.

Poi, però, mi capita di avere tra mani un libro come questo e allora la lettirce attenta e curiosa di sapere che c'è in me si risveglia e io ritorno a perdermi tra le parole di una storia stupenda.

Questo romanzo racconta la storia di Pietro, un ex parroco di Rimini che ha perso la fede, che decide di trasferirsi a Milano e di diventare portinaio.
E' anche la storia della famiglia Martini, composta da papà Luca, mamma Viola e la piccola Sara che provano in tutti i modi ad essere felici, ma non ce la fanno a causa dei segreti che da troppo tempo li dividono.
Poi è anche la storia di Poppi, avvocato ed amministratore del condominio, a mio avviso un personaggio fantastico. Dopo la morte del copagno Daniele vive da solo, in compagnia del suo gatto Teo Morbidelli ed è lui a scegliere, tra tutti i candidati, proprio Pietro come portinaio.
E ci sono anche Paola e Fernando, madre e figlio down, che vivono l'una nel ricordo di un marito scomparso e l'altro inseguendo l'amore della sua Alice.
Infine c'è Riccardo e c'è Celeste, lui miglior amico di Luca che vive nella menzogna e lei voce di un passato che si alterna al presente e che è la chiave per capire tutta la storia.

Il senso dell'elefante è un libro stupendo, delicato ma allo stesso tempo complesso perché racconta di temi quali la menzogna, il tradimento, la fede e la perdita di essa, l'amore in tutte le sue forme e quello a mio avviso più spinoso: l'eutanasia. E Missiroli ci narra tutto questo con uno stile molto particolare, a tratti grezzo, a tratti leggiadro, proprio come le vicende narrate.
Ed è questa sua capacità di adattare la scrittura alla vicenda di cui scrive che rende così perfetto questo romanzo, che te lo fa entrare dentro nel profondo, che ti fa entrare in sintonia con ognuno dei diversissimi personaggi che compaiono tra le sue pagine.

E pensare che io questo romanzo non lo volevo nemmeno leggere! Cioè, ne avevo letto la trama e la presentazione su Il Libraio e lo avevo inserito in wish list, ma non era tra quelli che volevo leggere subito e assolutamente. Poi un giorno Marta e io ci siamo messe a parlare di libri, lei aveva da poco finito di leggere questo romanzo e mi ha detto che dovevo assolutamente leggerlo e l'altro giorno, quando le ho detto che lo avevo iniziato, era entusiasta e mi ha garantito che mi sarebbe piaciuto perché era un libro speciale.

E aveva ragione.


venerdì 18 gennaio 2013

"Segni d'oro", Domenico Starnone

Titolo: I segni d'oro
Autore: Domenico Starnone
Editore: Feltrinelli
Pagine: 144
Prezzo: 6,50

Sinossi: Pensava di insegnare all'università, e si trova a fare il bibliotecario per caso. Dopo un lungo fidanzamento, ha sposato Virginia e si sono trasferiti da Roma al piccolo paese di Montemori, dove lei insegna e lui svolge una non meglio precisata "attività di studioso". Coinvolto dal comune nella preparazione delle celebrazioni per il centenario del fondatore dell'industria locale, comincia a indagare su una fabbrica inquinante e pericolosa, e su amori del passato. Starnone firma un romanzo breve, ironico, ora amaro, ora divertente, in cui si uniscono impegno politico, denuncia sociale, follia d'amore.

Come ogni lettore, in un romanzo cerco "un certo qualcosa".
C'è chi cerca la storia che non faccia pensare, chi spunti per riflettere; chi cerca la magia, e chi il racconto di cose materiali e ordinarie.
Io per esempio cerco una storia che sveli la poesia del quotidiano.
Io leggo, e mi chiedo: che cosa vuole dirci l'autore? Vorrà ben dirci qualcosa, no, mica è qui solo per raccontare e basta, ogni favola, ogni fiaba, ogni aneddoto deve arrivare ad un punto.

Cosa vuole dirci Domenico Starnone con questo romanzo?
Io non l'ho capito!
C'è un po' di critica sociale, sulla burocrazia che si lascia corrompere nelle piccole come nelle grandi cose; c'è l'industrializzazione. C'è il racconto di un matrimonio come tanti, e di un tradimento come tanti. C'è la frustrazione dell'uomo comune, magari un po' in crisi data la mezza età, che non contento del procedere della propria vita si lascia andare al lamento.
Insomma, tanti argomenti toccati solo in superficie. Non delicatamente: proprio in superficie.
E poi... ma quanto è insopportabile il protagonista????



giovedì 17 gennaio 2013

Una volta era letteratura per ragazzi....

 Qualche giorno fa ho fatto pulizia tra le mie scartoffie. Da una cartellina sono sbucati degli appunti che risalgono al primo anno di università: corso di letteratura per ragazzi.
Mi ricordo ancora la faccia della bibliotecaria quando ero andata a cercare i romanzi per prepararmi all'esame: Alice nel paese delle meraviglie, Peter Pan, Pinocchio, Cuore, La piccola Dorrit,  Il piccolo lord, Il Le avventure di Tom Sawyer, e poi i fumetti di Giamburrasca, Vampiretto...

Alcuni di essi sono inequivocabilmente dedicati ai bambini e ai ragazzi, ma altri... altri potrebbero essere letti tranquillamente anche dagli adulti! Penso a David Copperfield, Grandi Speranze e Oliver Twist di Dickens, che sono romanzi abbastanza complessi e difatti vengono riproposti da Einaudi, che certo non si occupa di bambini. Stesso discorso per la serie Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini, Piccoli uomini crescono, e naturalmente Cuore, di De Amicis. Sono storie ingenue solo in apparenza.



Poi ci sono alcune storie che si trovano, purtroppo, solo in volumi enormi, pesanti, ricchi di figure, in collane dedicate all'infanzia... Quelle scritte da Jack London, per esempio. Ma avete mai letto "Zanna Bianca"? Non è che sia proprio una storiella da infanti. E le storie di Jules Verne? Etichettati come "letteratura per l'infanzia" quando la fantascienza era ancora considerata un genere poco serio, poco adulto, per così dire. Ma a rileggerli ora, c'è da stupirsi per il genio visionario.
 E che dire di La storia infinita? E Le cronache di Narnia? E i romanzi di Dumas? Salgari?
Non che io mi preoccupi di farmi vedere seduta sul tram a leggere un'edizione cartonata di " Il libro della giungla", tanto per fare un esempio: ma non sarebbe male se ci fosse un po' meno discriminazione sulla letteratura per ragazzi, perchè secondo me viene troppo spesso sottovalutata, presa in giro. E io vado in bestia!

Recensioni in pillole, perché ormai il tempo per scriverle è davvero risicato.

Titolo: Balzac e la Piccola Sarta cinese
Titolo originale: Balzac et la petite teilleuse chinoise
Autore:  Dai Sijie
Traduttore: E. Marchi
Editore:  Adelphi
Pagine: 176
Data di pubblicazione:  01 Gennaio 2001
ISBN: 9788845916007
Prezzo: 14.00 €

Sinossi:
"Balzac e la piccola sarta cinese è diventato in Francia, a poche settimane dalla pubblicazione, il romanzo che tutti leggevano, consigliavano agli amici, avevano voglia di regalare. La storia è remota, ma parla a ciascuno di noi: perché racconta di come la lettura, grazie alla segreta malia di una misteriosa, preziosissima valigia piena di libri occidentali proibiti, riesca a sottrarre due ragazzi, colpevoli soltanto di essere figli di ""sporchi borghesi"", a svariate torture e permetta anche a uno di loro di conquistare la ""Piccola Sarta cinese"". Così, pur vivendo in mezzo agli orrori della 'rieducazione' i due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia di Balzac (e di Dumas, e di Flaubert, e di Kipling), che esiste un mondo fatto di pura, avventurosa bellezza. Attraversando, nel frattempo, loro stessi rocambolesche avventure: come quando, per vincere la diffidenza del capo del villaggio dinanzi a un oggetto ignoto - un violino -, il giovane Luo annuncia agli astanti sbigottiti che ascolteranno una sonata dal titolo ""Mozart pensa al Presidente Mao""." 

Ci sono dei periodi in cui penso che la vita, quando non c'erano i social network, fosse più bella: potevi dire e fare tutto quello che volevi, senza dover pensare che quello che hai detto o scritto per sfogarti sarebbe stato conosciuto da N allanonsoqualepotenza persone. Idem per i libri: se sei suo aNobii o Goodreads o siti simili, tutti possono sapere cosa leggi, cosa vorresti leggere, cosa leggerai. Tutto questo a volte mi mette un po' l'ansia.
Certo, tutto dipende molto da come li usa questi social network, però la sostanza è sempre la stessa.
Poi però mi capita di trovarmi a leggere un libro come questo, scoperto proprio grazie ad aNobii, e allora ringrazio i social network.

Balzac e la Piccola Sarta cinese è ambientato nella Cina di Mao ai tempi della Rivoluzione culturale, la quale consisteva nel mandare i figli, universitari e non, dei nemici del partito a lavorare i campi insieme ai contadini così che potessero imparare il mestiere, e avessero la giusta punizione per le colpe dei loro genitori, e dare atto alla rivoluzione proletaria.
Protagonisti di questo romanzo sono Luo e il narratore suo amico, il primo figlio di un rinomato dentista e il secondo di uno pneumologo e di una batteriologa. Essendo i genitori di entrambi considerati nemici del popolo, ai due giovani diciassettenni tocca in sorte di venir spediti tra le montagne ad imparare la dura vita dei campi.
Con loro viene mandato in rieducazione anche un amico, Quattrocchi, che si è portato appresso una valigia che si scopre essere piena di libri proibiti, cioè di quei romanzi scritti da autori occidentali e assolutamente vietati nella Cina di Mao perché ritenuti rivoluzionari e pericolosi.
Tra le montagne i due giovani conosceranno anche la Piccola Sarta ed entrambi si innamoreranno perdutamente di lei, ma solo Luo conquisterà il suo cuore e, quando verrà in possesso di uno dei libri di Quattrocchi, Ursule Mirouet di Balzac, decide di raccontarlo e leggerlo alla Piccola Sarta per trasformarla da rozza contadina a raffinata cittadina.
Ma la cultura ha il suo peso e può avere come conseguenza diretta quella di far aprire gli occhi ad una contadina per permetterle di scegliere da se il cammino che vuole intrapredere nella vita.

Un romanzo breve ma intenso, carico di significato. Un inno alla cultura quale solo i libri ti riescono a dare. 

Titolo: Il dolore perfetto
Autore:  Ugo Riccarelli
Editore:  Mondadori
Pagine: 325
Data di pubblicazione:  01 Gennaio 2004
ISBN: 9788804524113
Prezzo: 17.60 €

Sinossi:
E' da un sud remoto, da una Sapri ancora fresca delle utopie e delle ferite del Risorgimento che arriva a Colle, in Toscana, il Maestro. Un giovane anarchico meridionale riservato, severo, che emigra da una civiltà contadina arcaica e immobile verso un'altra apparentemente identica: presto, però, questo giovane uomo animato dalla fede nell'utopia si rende conto che "certo, i contadini e la povera gente qui erano povera gente come dalle sue parti, ma i volti erano meno spigolosi, le facce più aperte al sorriso, quasi che la bellezza del paesaggio, la dolcezza dei poggi che digradavano verso una pianura tenera come bambagia avesse mitigato anche i suoi abitanti, avesse spalancato loro la porta della vita". E' in questo luogo reale e fiabesco insieme che il Maestro unisce la sua vita a quella della vedova Bartoli - che gli darà tanti figli, segnati da nomi emblematici come Ideale, Mikhail, Libertà e Cafiero e che lo sosterrà con il suo amore anche quando verrà il tempo della lotta, della fuga, dell'esilio -, ed è in questo luogo che si svolgono le vicende della famiglia Bertorelli, i commercianti di maiali che da generazioni portano i nomi degli eroi dei poemi omerici e leggono l'"Iliade" e l'"Odissea" la sera attorno al fuoco oppure nelle aie e nei cortili, "i bimbi e le donne in religioso silenzio a immaginarsi battaglie e guerrieri, dèi e ciclopi". Diverse e molteplici sono le trame che si intrecciano a partire da queste passioni, da queste famiglie: dalla Toscana alla Svizzera fino in Oriente, dalle cannonate di Bava Beccaris alla fine della Seconda guerra mondiale, dal sogno socialista a quello della macchina per il moto perpetuo, gli indomiti e indimenticabili personaggi di questa saga attraversano l'intera storia d'Italia, che "Il dolore perfetto" ci mostra attraverso la prospettiva illuminante di un microcosmo poeticamente ricostruito in ogni particolare e splendidamente descritto. Non è la storia della politica, naturalmente, dei trattati e dei grandi eventi, ma i grandi eventi ci sono tutti. E non descritti per quel che furono ma per quel che fecero - male, di solito - alla gente. Le ribellioni, le guerre, gli eroismi, le carneficine, le epidemie e le carestie, la voce implacabile della Storia talvolta si sovrappone al rumore delle storie: ma solo talvolta, perché sono le storie che contano, l'avvicendarsi delle generazioni, le nascite, le morti, i tradimenti, i sogni, gli inganni e le riconciliazioni. E anche le apparizioni, i misteri, i fantasmi, quello che non si può spiegare. Realistico e fantastico, epico e quotidiano, questo romanzo è opera-mondo, il mondo che un tempo era e di cui noi oggi siamo figli.

Ci sono libri che vorresti leggere ma, chissà per quale motivo, alla fine non compri subito e, dopo un po', vengono accantonati in un angolo della memoria finché qualcuno non te ne parla e il ricordo salta fuori.
Con Il dolore perfetto a me è successo così: la prima volta che l'ho visto è stato alla Fiera del Libro di Torino del 2004 dove gli ho fatto una corte pazzesca ma poi, per un motivo o per un altro, l'ho lasciato lì dov'era. Qualche anno dopo lo ripresi in mano in una libreria ma, anche in quel caso, lo riposi sul suo scaffale perché era un periodo che non avevo molti soldi da spendere. Ed è così che, fino a poco tempo fa, mi ero completamente dimenticata di questo romanzo; ma questa volta, quando una mia amica me ne ha parlato e mi ha detto che me lo avrebbe prestato, ho colto l'occasione la volo.

Protagonista del romanzo, insieme ai vari personaggi che lo compongono, è il dolore, ma non uno qualsiasi, quello perfetto, essenziale, che ti permette di capire la vita, quel dolore che accetti perché lo senti essere necessario e parte di te.
Riccarelli racconta la storia d'Italia, dai primi anni dopo l'unione fino alla seconda guerra mondiale, ma lo fa attraverso gli occhi delle persone comuni che magari non sono sui campi di battaglia a combattere, ma che invevitabilmente prendono parte a quella guerra iniseme ai loro amici e famigliari.

Un romanzo molto profondo e toccante che racconta come non tutto il male venga per nuocere, come il dolore non sia solo fonte di sofferenza ma anche di insegnamento; un insegnamento duro, senza dubbio, ma efficace e profondo. 
Spesso, anche se non ce ne accorgiamo subito, dopo essere passati attraverso un'esperienza che ci ha provocato un grande dolore, ne usciamo distrutti ma fortificati perché siamo cresciuti e abbiamo imparato qualcosa da quella sofferenza.
E' questo il messaggio che Riccarelli ci insegna: che il dolore, in tutte le sue forme e manifestazioni, porta sempre e comunque con sè un insegnamento. E, anche se questa considerazione non aiuta a stare meglio, possiamo sempre imparare a guardare a questi eventi sotto un'altra luce.

mercoledì 16 gennaio 2013

Musica per organi caldi - Charles Bukowski

Titolo: Musica per organi caldi
Titolo originale: Hot Water Music
Autore:  Charles Bukowski
Editore:  Universale Economica Feltrinelli
Pagine: 191
Data di pubblicazione:  Gennaio 2007
ISBN: 9788807721670
Prezzo: 8.50 €

Sinossi: "Musica per organi caldi" raccoglie trentasei racconti di un Bukowski familiare e nuovo al contempo. Familiare perché, dopo essersi cimentato con le strutture del romanzo, torna al passo narrativo del racconto, che gli è particolarmente congeniale, ma anche nuovo, perché in queste pagine, spregiudicate e anche feroci, crea le sintesi più felici del proprio repertorio formale e contenutistico. Se da una parte, infatti, ci troviamo di fronte ai personaggi che tradizionalmente popolano queste storie di ordinaria follia, a un'umanità sbracata e litigiosa, sfrenata e beona, dall'altra Bukowski mette a fuoco con maggiore intensità ed essenzialità le gesta dei suoi eroi, che diventano tanto più straordinari quanto più si muovono nelle dimensioni di una ostentata banalità. Della musica che accompagna le tragicommedie della vita quotidiana Bukowski sa cogliere in modo impareggiabile i sottofondi umoristici e poetici, le note patetiche e inquietanti.

Quando si tratta di Bukowski, non so mai bene cosa dire. Perchè se è vero che adoro i suoi racconti, è anche vero che non sono molto brava a esprimere ciò che mi trasmettono. Non perchè non siano abbastanza comunicativi, anzi... il problema è che comunicano troppo.
Se cercate una bella prosa, una storia a lieto fine e il ''vissero tutti felici e contenti'', beh allora Bukowski proprio non fa per voi. Perchè quello che arriva dai racconti di questo autore, è che la realtà in fondo è piuttosto banale e vuota e  la vita non è così una meraviglia come ce la si aspetta.
I protagonisti sono gli antieroi per eccellenza: alcolisti e perdigiorno, scommettitori e donnaioli. Insomma, non certo il tipo di persone che vorreste trovare come personaggi chiave di un romanzo. Ma la cosa bella è che a loro modo riescono a sopravvivere in questa bruttura: Bukowski canta l'emarginazione, il dramma, in maniera assolutamente ironica e semplice. A volte spiazza, come quando ti trovi di fronte a questo: 



Spero che la macchina parta. Spero che il lavandino non sia ingorgato. Sono contento di non essermi scopato una studentessa. Sono contento di avere problemi ad andare a letto con le donne che non conosco. Sono contento di essere un idiota. Sono contento di non sapere niente. Sono contento di non essere ancora morto. Quando mi guardo le mani e vedo che sono ancora attaccate ai polsi, mi dico che sono fortunato.

Beh, non puoi far altro che pensare che è vero. Ci lamentiamo tutti i giorni perchè il lavoro non va, perchè la vita è una noia, perchè ci sono le bollette da pagare, senza pensare che stiamo sprecando tempo e perdendo degli attimi di vita che non torneranno mai indietro.
Questo è Bukowski: dissacrante, ma realista. Idealista disilluso che ha mostrato il lato vero del sogno americano.



lunedì 14 gennaio 2013

Recommend a book...that reminds you of summer.



Un libro che mi ricorda l'estate ( o mi riporta all'estate, o che ha il sapore dell'estate... tutti dipende dai suggerimenti del vostro dizionario!)... Senza dubbio: La voce delle onde, di Yukio Mishima.



Questo romanzo di Mishima non mi ricorda un' estate a caso, ma una nello specifico, ossia l'estate 2005.
.... L'ultimo anno in cui ho trascorso le vacanze estive con i miei.
...  fresca di diploma, e fresca di tatuaggio celebrativo, in mente avevo l'università, mi ero messa a dieta ( e sì, sono un'ex ragazza in sovrappeso) e avevo rotto con lo storico moroso delle superiori. Io e mio padre avevamo litigato a proposito del sopra citato tatuaggio, una cosa che suonava più o meno così: MA COSA TI FAI TATUARE, CHE ANDIAMO AL MAAAAAREEEEEE!!!!
Ma quell'estate fece un freddo della malora e noi andammo su delle isolette croate spazzate da un vento gelido 24 ore su 24. Non misi mai nemmeno le scarpe aperte, figuriamoci quindi fare il bagno nel mare.
E piovve, a dirotto. Spesso. E di tempo da leggere ne ho avuto finchè volevo!
Yukio Mishima mi era stato consigliato dalla mia mitica bibliotecaria: con questo romanzo fu proprio amore....

Senza mai chetarsi, ora infuriata ora implacabile, la voce delle onde ci accompagna durante tutta la lettura di questo romanzo. Si tratta di una storia d'amore che sulla sponda del mare nasce e si sviluppa, raggiungendo apici di toccante e poetica spontaneità e semplicità. La vita, fatta di coraggio e di sacrificio, di un povero villaggio di pescatori giapponesi è lo sfondo per le uscite sul mare in tempesta, la pesca delle perle e i convegni d'amore di due giovani protagonisti, Shinji e Hatsue, su al tempio di Yashiro, che dall'alto del monte domina l'Isola del canto - Uta-jima - come armoniosamente la chiamano i suoi abitanti

La porta dell'inferno, Stuart MacBride

Titolo: La porta dell'inferno
Autore: Stuart MacBride
Editore: Newton&Copton
Prezzo: 4,90
Pagine:  363

Sinossi: Per le strade di Aberdeen si aggira indisturbato un uomo con il cuore di una iena e gli occhi di ghiaccio. La sua follia omicida si accanisce sulle donne con crudele brutalità: gli stupri sui quali lascia la sua firma di assassino compongono una lunga scia di sangue che parla di torture inaudite e orribili mutilazioni. Mentre niente e nessuno sembra poter fermare il serial killer, il caso finisce nella mani dell'agente Logan McRae. L'unica traccia a disposizione dell'investigatore è una serie di filmati dal contenuto esplicito in cui tutte le vittime del mostro fanno la loro comparsa. Logan McRae non ha altra scelta: spalancare la porta dell'inferno per immergersi in un mondo fatto di prostituzione, pornografia, pratiche sessuali violente e atti di libidine dagli esiti mortali. Un viaggio nel lato oscuro della perversione umana che Logan McRae è costretto ad affrontare. Con la consapevolezza che uscire vivi dall'inferno non è certo un fatto che si può dare per scontato.



Terzo romanzo con l'agente Logan Mc Rae.
Adoro questo scrittore, perchè mette in pista delle trame stuzzicanti e dei personaggi molto ben caratterizzati. Inconfondibile, poi, il linguaggio da caserma di tali soggetti, che farebbe morir dal ridere se non si parlasse quasi sempre di efferati omicidi.
Consigliatissimo agli amanti delle storie forti (anche a chi non ha letto i precedenti due romanzi, dal momento che non è strettamente indispensabile leggerli in serie).
Sconsigliato invece alle persone eccessivamente sensibili e dallo stomaco ballerino.


giovedì 10 gennaio 2013

Mucchio d'ossa, Stephen King

Titolo: Mucchio d'ossa
Autore: Stephen KIng
Editore: Sperling& Kupfer
Prezzo: 11,90
Pagine: 640

Sinossi: Mike Noonan - quarant'anni, autore di best-seller - è un privilegiato: un discreto successo, un buon conto in banca, la consapevolezza di sentirsi arrivato; tutte cose che ovviamente non hanno alcun senso se l'unica persona a cui tieni un giorno esce di casa e non ritorna più, folgorata per strada dalla morte. Quattro anni dopo è uno scrittore finito, afflitto da un'esistenza vuota. E' alla resa dei conti ma è anche angosciato dalla sensazione che "qualcos'altro", oltre a lui, non sappia rassegnarsi all'ineluttabile di un'esistenza troncata, qualcosa che si fa strada nella sua mente insinuando dubbi tormentosi, procurando incubi che travalicano i limiti del reale...

Insomma. King ha senza dubbio fatto di meglio.
La storia è interessante: uno scrittore con il blocco dello scrittore, traumatizzato per l'improvvisa morte della moglie, si trasferisce nella casa sul lago, la quale ha su di lui una strana influenza e sembra abitata da una qualche misteriosa entità.
Non ho capito bene dove questo romanzo voglia andare a parare: la storia parte con un'idea che poi sembra venga abbandonata, per procedere poi su una linea tutta diversa. 
La prima metà è senza dubbio ben scritta, avvincente; la seconda si perde un po', si fa a mio avviso un po' confusa e alla lunga può stancare. C'è da dire che si tratta di 600 pagine, che non sono poche, e se la storia non "acchiappa", è dura.
Promosso, ma con riserva.

mercoledì 9 gennaio 2013

Recensioni in pillole: due libri in un pomeriggio e un e-book che mi ha sorpresa!

Titolo: Signorina Cuorinfranti
Titolo originale: Miss Lonelyhearts
Autore:  Nathanael West
Traduttore: R. Durati
Editore:  Minimum fax
Pagine: 116
Data di pubblicazione:  22 Novembre 2011
ISBN: 9788875213640
Prezzo: 9.00 €

Sinossi:
Ingiustamente sottovalutato in vita, il talento narrativo di Nathanael West ha ottenuto il meritato riconoscimento solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1940 per un incidente d'auto, a trentasette anni. Oggi West è annoverato tra i grandi classici del Novecento americano. La "Signorina Cuorinfranti" del titolo è la firma di una seguitissima rubrica di consigli ai lettori di un quotidiano newyorkese, dietro la quale si nasconde in realtà un uomo. Quello che era nato come il semplice scherzo di una redazione troppo cinica genera però una vicenda umana di grande sofferenza: intimamente coinvolto dai problemi dei suoi lettori, e frustrato nella propria incapacità di offrir loro un aiuto reale, il protagonista precipita in una spirale di autodistruzione, ricercando sollievo di volta in volta nel sesso, nell'alcol, nella religione. Ambientato nella New York della Grande Depressione, questa originalissima novella a episodi offre uno spaccato grottesco ma profondamente empatico di una società in lotta con le proprie disillusioni.

Leggere questo libro dopo aver finito New York è stato un po' un pugno allo stomaco perché se il romanzo di Rutherfurd parla di un'America portatrice di speranza, di libertà, la terra del sogno dove tutto è possibile, quella raccontata da West è invece tutto l'opposto: un paese in cui basta un niente per perdere tutto, per ritrovarsi insoddisfatti, emarginati, maltrattati dalla società perché si è sordi o storpi.
Ed è proprio questa la realtà contro cui va a sbattere ogni giorno il protagonista di questo romanzo, un giornalista di cui conosciamo solo lo pseudonimo, Miss Lonelyhearts. Quest'uomo è il curatore di una rubrica alla quale si rivolgono persone disperate, emarginate, con i problemi seri e pesanti dell'America della Grande Depressione. Affrontare tutto questo dolore, ogni giorno, non è facile e più passa il tempo e più l'uomo diventa consapevole della cosa.
Un romanzo breve ma di un'intensità infinita, di una tristezza immensa, rude e diretto come pochi romanzi lo sono.
Un capolavoro, però, che va letto.


Titolo: Il libraio di Selinunte
Autore:  Roberto Vecchioni
Editore:  Einaudi
Pagine: 65
Data di pubblicazione:  01 Gennaio 2007
ISBN: 9788806186548
Prezzo: 8.00 €

Sinossi:
Un ragazzo esce nottetempo di casa, eludendo la sorveglianza dei genitori, per recarsi nella bottega di un librario che passa le notti a leggere. Il ragazzo s'innamora di questa figura e grazie a lui assorbe le mille storie che nei libri sono custodite. Quando un giorno gli abitanti del villaggio, mossi dall'odio e dall'invidia, bruciano la libreria, si accorgono con terrore che con le parole spariscono anche le cose che queste nominavano. Il librario è introvabile, forse morto nel rogo. Sarà il ragazzo a scoprire dentro di sé la sua voce perduta e quando vicino al tempio vede le proprie parole farsi pagina sul mare, capisce che queste sono ancora vive e che le cose si salveranno. La storia è ispirata al testo di una sua canzone.

Immaginate se da un giorno all'altro nessuno di noi fosse più in grado di esprimersi a parole perché queste hanno abbandonato definitivamente il paese in cui abiatiamo: cosa potremmo fare? Come vivremmo? Come ci sentiremmo? Personalmente penso sarebbe tremendo e credo che tutti possiate concordare con me.
E se leggete questo piccolo libro di Vecchioni scoprirete che a Selinunte tutto ciò è successo: un giorno le parole se ne sono andate, portate via da un misterioso pifferaio che ha iniziato a suonare il suo flauto attirando a se tutti i libri del paese. E da quel giorno nessuno è più stato in grado di esprimere i propri sentimenti, di chiamare per nome le cose, di definire ciò che sta facendo.
Una favola breve che contine una forte critica all'ignoranza in difesa della passione per la lettura, in difesa dei libri e di tutto ciò che posso insegnare.
Assolutamente fantastico! 



Titolo: Un indimenticabile autunno d'amore
Titolo originale: An Autumn Crush
Autore:  Milly Johnson
Traduttore: A. Volta
Editore:  Newton Compton
Pagine: 441
Data di pubblicazione:  07 Novembre 2012
ISBN: 9788854143050
Prezzo: 9.90 €

Sinossi:
Le foglie cadono, l'autunno sta arrivando e Juliet Miller ha ancora il cuore dolorante per il suo burrascoso divorzio dopo aver trovato Roger, suo marito, a letto con Hattie, la migliore amica dai tempi del liceo. Tutto ciò che desidera è cambiare vita, per cui compra un appartamento e si mette a cercare un coinquilino con cui dividere le spese. Dopo decine di improbabili candidati, si presenta Floz, una coetanea che profuma di fragola e che per lavoro scrive poesie e frasi per i biglietti d'auguri. Reduce anche lei da una relazione finita male, ha lo stesso desiderio di Juliet di voltare pagina. Tra loro c'è subito sintonia e dopo poche settimane la loro convivenza funziona così bene da poter diventare per entrambe l'occasione giusta per voltare le spalle al passato. Floz, desiderosa di ricevere quell'affetto di cui la vita è stata avara, si lega da subito alla famiglia Miller. Juliet considera Floz un'amica sempre più preziosa, i suoi genitori la trattano come una figlia e persino il loro vecchio gatto fa le fusa quando la vede. Anche Guy, il gemello di Juliet, chef rinomato, non riesce a resistere al suo fascino e si innamora perdutamente di lei. Le circostanze gli impediscono però di manifestarle i propri sentimenti e, quando si sente pronto a farlo, scopre che Floz è ancora presa da una misteriosa vecchia fiamma... Juliet, dal canto suo, sembra non accorgersi della passione segreta che nutre per lei Steve, il migliore amico di Guy, e corre dietro al suo capo, un avvocato immerso nel suo lavoro... 

E' stata una mia amica a segnalarmi l'uscita di questo libro, un po' di tempo fa. E, devo essere sincera, l'ho acquistato in e-book in offerta perché temevo avrei buttato via i soldi: mi aspettavo infatti una storia smielata e vuota, scritta in modo pessimo, illegibile e irritante.
Invece ho dovuto ricredermi.
Io amo molto le storie d'amore, sono un cuore di panna, una romanticona e mi piace sognare, ma ho constatato che, sempre più spesso, ci vengono propinati dei romanzi d'amore davvero insignificanti ed inconsistenti che probabilmente non rientrerebbero nemmeno nella collana degli Harmony. Ecco perché avevo tutti questi preconcetti su Un indimenticabile autunno d'amore. Poi ho iniziato a leggerlo e mi sono trovata a metà senza nemmeno accorgermene, constatando che la storia non era affatto insulsa, la scrittura non era buttata lì tanto per scrivere e i personaggi erano ben caratterizzati e reali.
Certo, secondo me l'autrice tira tutto un po' per le lunghe e forse un cento/centocinquanta pagine si potevano anche risparmiare, ma a parte questo devo dire che è stata una lettura piacevole e leggera, senz aperò cadere nell'insopportabile.