Titolo originale: Un hiver avec Baudelaire
Autore: Harold Cobert
Traduttore: I. Piperno
Editore: Elliot
Pagine: 288
Data di pubblicazione: Gennaio 2011
ISBN: 9788861922082
Prezzo: 16.00 €
Sinossi: Philippe, un giovane impiegato nell’ufficio marketing di una grande azienda di Parigi, si trova da un giorno all’altro senza lavoro. Il suo matrimonio inoltre è andato a rotoli da tempo, senza alcuna possibilità di recuperare un rapporto d’affetto con la ex moglie, tanto più che la donna sembra felice con il suo nuovo compagno. L’unica cosa che ancora dà un senso alla vita di Philippe è Claire, sua figlia. Per questo, nonostante non riesca più a far fronte alla spesa dell’affitto di un appartamento, o anche di una semplice stanza, e l’unica risorsa ormai siano diventati gli aiuti dei servizi sociali, Philippe cerca di restare a galla, di mantenere un’apparenza che gli consenta di poter continuare periodicamente a vedere la sua bambina, anche se è sempre più dura riuscirci. Un giorno, però, nel quartiere alla periferia della città dove passa le sue giornate, incontra un cane senza padrone, cui dà il nome di Baudelaire. Sarà proprio Baudelaire, autentico angelo custode randagio, a insegnare di nuovo a Philippe la speranza e, grazie all’aiuto di un venditore di kebab, della commessa di un forno e di altri abitanti del quartiere, a restituirgli la gioia di vivere e la fiducia in un domani migliore.
"Un inverno con Baudelaire" è un libro dolceamaro, che fa un grande dono al lettore: la riflessione. Lascia con tante domande che inevitabilmente chi affronta la lettura si pone. Philippe, giovane ventisettenne, con un matrimonio fallito alle spalle, viene sbattuto fuori di casa dalla moglie, che gli toglie anche la possibilità di parlare e vedere l'adorata figlioletta Claire.
Quando viene messo alla porta, Philippe passa la sua prima notte in auto, senza aver la possibilità di dormire, lavarsi e prepararsi ad affrontare una giornata di lavoro come si deve. Non sa tuttavia che sarà la sua ultima giornata di lavoro, poiché la competizione non perdona e lui viene messo fuori da giochi.
Come in un tunnel senza uscita, Philippe non potrà permettersi più nemmeno una stanza d'albergo e finirà a vivere per strada.
Sarà questa sua esperienza a cambiargli la vita e soprattutto lo aiuterà Baudelaire: un cagnolino, che si fa suo personale angelo custode, accompagnandolo nella lotta alla sopravvivenza.
Philippe e Baudelaire (e anche il vero Charles Baudelaire) incontreranno molte persone, tantissime di buon cuore, che li aiuteranno a ritrovare la luce, altre generose, disposte a dar loro qualche spicciolo, e altre che tireranno diritto senza degnarli di uno sguardo.
Il finale non ve lo rivelo perchè altrimenti perdereste la magia della lettura, quella che vi accompagna insieme a questa strana coppia per una Parigi come non l'avete mai vista, senza che perda mai il suo fascino sempiterno.
Quello che però dovete sapere, è che questo libro vi farà commuovere e vi farà ringraziare ogni giorno per ciò che possedete, vi farà fare un piccolo autoesame di coscienza, vi chiederete se facciamo abbastanza o se potremmo fare di più.
E il messaggio che mi è arrivato è che a volte si passa la vita ad arrabbiarsi per delle sciocchezze, a preoccuparsi di fantasmi inesistenti, a lamentarsi perchè il lunedì è in arrivo e il weekend è finito... quando ci sono persone che pagherebbero oro poter dormire una notte in un letto al caldo.
"Un inverno con Baudelaire" mi ha rivelato alcuni aspetti di me stessa che erano sepolti da troppo tempo e sicuramente mi ha toccata nel profondo. Non è un capolavoro, ma è un messaggio di speranza e di fiducia in un futuro che può esserci per tutti!
E Baudelaire... beh, quel cagnolino è proprio come il poeta da cui ha preso il nome: immenso e grande!
I buoni cani
Canto il cane lercio, il cane senza dimora,
il cane girovago, il cane saltimbanco, il cane il cui istinto,
come quello del povero, dello zingaro e dell’istrione,
è meravigliosamente pungolato dalla necessità,
questa buona madre, vera patrona delle intelligenze!
Canto i cani delle disgrazie, sia quelli che vagano solitari
per le gole sinuose delle immense città, sia quelli che
hanno detto all’uomo derelitto, con i loro occhi scintillanti
e profondi: “Prendimi con te, e delle nostre due miserie
faremo forse una sorta di felicità!”.
Spleen di Parigi,
Charles Baudelaire
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