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sabato 6 ottobre 2012

Le Intermittenze della Morte - José Saramago

Titolo: Le intermittenze della morte
Titolo originale: As intemitencias da morte Autore: José Saramago
Traduttore: R. Desti
Editore: Feltrinelli Universale Economica
Pagine: 218
Data di pubblicazione: 01 Maggio 2012
ISBN:
9788807723476  
Prezzo: 9.50 €

Sinossi:
Un paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l'eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell'umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della chiesa, ora che non c'è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono tanti e complessi. Ma la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all'impegno di rinnovamento dell'umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona.

Mentre leggevo questo libro mi sono ricordata di quando, da bambina, pregavo tutte le sere Gesù perché facesse morire me di vecchiaia e i miei genitori e le mie nonne lo stesso giorno in cui sarei morta io. Ed ero convinta che le mie preghiere venissero ascoltate, fino a che non è morta la mia nonna paterna e io, ormai diciannovenne, mi sono sentita un po’ sciocca e, al contempo, mi sono fatta tenerezza da sola.

Mettendo da parte le digressioni personali, provate ad immaginare cosa succederebbe se, dall’oggi al domani, le persone smettessero di morire: non solo chi è in salute, ma anche quelli che erano sul punto di morire restano lì, sospesi tra la vita e la morte. Sebbene l’idea, sulle prime, sarebbe allettante, se ci si ferma un attimo a riflettere sulle conseguenze che questa sospensione comporterebbe, sarebbe un disastro. E ce lo racconta Saramago nella prima parte di questo romanzo.

Dalla mezzanotte del primo giorno del nuovo anno nessuno più muore, nemmeno chi era pronto ad esalare l’ultimo respiro. Ovviamente la nuova situazione crea subito uno stato di euforia e di festa, ma, altrettanto subito, cominciano i problemi: le imprese di pompe funebri sono in crisi e chiedono l’intervento del primo ministro, gli ospedali non hanno più spazio per tenere i malati e chiedono aiuto al primo ministro, gli unici ad essere contenti sono i proprietari degli ospizi che si ritrovano, d’un tratto pieni di lavoro.
Non è così facile nemmeno per chi a casa ha una persona cara sospesa tra la vita e la morte perché, appunto, non è né vivo né tanto meno morto. Un anziano che si trova in questa situazione, chiede ai propri famigliari di essere portato al confine con il paese vicino nel quale la morta svolge ancora regolarmente il suo servizio ed innesca così una serie di migrazioni che costituiranno altri problemi e grattacapi per il primo ministro.
Questa bagarre di problemi prosegue fino a che non entra in scena la morte che, con una lettera recapitata al direttore generale della televisione nazionale, gli chiede di annunciare che a partire dalla mezzanotte di quello stesso giorno, tutto riprenderà come prima e le persone ricominceranno a morire regolarmente. C’è anche una postilla in cui la morte precisa che, a partire da ora, ogni persona che dovrà morire si vedrà recapitare una settimana prima una busta viola così da avere il tempo di sistemare le ultime cose prima del trapasso.
Tutto procede più o meno bene, tra contento e scontento generale, fino a che, un giorno, una lettera destinata ad un violoncellista ritorna indietro al mittente. La morte ne rimane sconvolta, soprattutto perché ogni successivo tentativo d’ invio finisce sempre allo stesso modo. Così decide di andare di persona dal violoncellista trasformandosi in una donna e...
Non vi racconto come finisce altrimenti vi rovino la sorpresa!

Trovo che l’idea di base di questo libro sia davvero davvero geniale: non solo immaginare un mondo senza morte, ma andare oltre ed analizzare tutte le conseguenze che questa sospensione potrebbe avere ed, infine, rendere umana la morte, farle provare dei sentimenti. Fantastico!

Devo però ammettere che ho fatto un po’ di fatica a entrare in sintonia con lo stile di scrittura di Saramago il cui linguaggio a volte è un po’ aulico e antiquato, sommato al fatto che i discorsi diretti non sono, come in tutti gli altri libri, separati dal resto del testo con le classiche virgole del discorso diretto. Nonostante questo, dopo un po’ che lo si legge, si capisce il meccanismo e si procede abbastanza bene.
 

2 commenti:

  1. Dai, ce l'hai fatta a finirlo! Non so se la seconda parte ti sia stata più congeniale (a me sì) ma comunque quando si finisce di leggere un romanzo di Saramago vien da pensare di aver assistito a qualcosa di geniale. Lo stile non è una passeggiata, anche se una volta entrati nella forma mentis, lo si può accettare ma la sostanza è qualcosa di unico.
    Non mollarlo, dagli un'altra possibilità di stupirti (però dagliela nel 2013!)

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  2. Sì, nella seconda parte, quando la protagonista diventa la morte, il libro diventa davvero più godibile e scorrevole.
    Di sicuro leggerò altri suoi libri, però aspetterò decisamente l'anno prossimo ;)
    Busserò alla tua porta e mi farò consigliare da te per la prossima sua lettura.

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