Titolo: Balzac e la Piccola Sarta cinese
Titolo
originale: Balzac et la petite teilleuse chinoise
Autore: Dai Sijie
Traduttore: E. Marchi
Editore: Adelphi
Pagine: 176
Data di pubblicazione: 01 Gennaio 2001
ISBN: 9788845916007
Prezzo: 14.00 €
Sinossi:
"Balzac e la piccola sarta cinese è diventato in Francia, a poche
settimane dalla pubblicazione, il romanzo che tutti leggevano,
consigliavano agli amici, avevano voglia di regalare. La storia è
remota, ma parla a ciascuno di noi: perché racconta di come la lettura,
grazie alla segreta malia di una misteriosa, preziosissima valigia piena
di libri occidentali proibiti, riesca a sottrarre due ragazzi,
colpevoli soltanto di essere figli di ""sporchi borghesi"", a svariate
torture e permetta anche a uno di loro di conquistare la ""Piccola Sarta
cinese"". Così, pur vivendo in mezzo agli orrori della 'rieducazione' i
due ragazzi e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia
di Balzac (e di Dumas, e di Flaubert, e di Kipling), che esiste un mondo
fatto di pura, avventurosa bellezza. Attraversando, nel frattempo,
loro stessi rocambolesche avventure: come quando, per vincere la
diffidenza del capo del villaggio dinanzi a un oggetto ignoto - un
violino -, il giovane Luo annuncia agli astanti sbigottiti che
ascolteranno una sonata dal titolo ""Mozart pensa al Presidente Mao""."
Ci sono dei periodi in cui penso che la vita, quando non c'erano i social network, fosse più bella: potevi dire e fare tutto quello che volevi, senza dover pensare che quello che hai detto o scritto per sfogarti sarebbe stato conosciuto da N allanonsoqualepotenza persone. Idem per i libri: se sei suo aNobii o Goodreads o siti simili, tutti possono sapere cosa leggi, cosa vorresti leggere, cosa leggerai. Tutto questo a volte mi mette un po' l'ansia.
Certo, tutto dipende molto da come li usa questi social network, però la sostanza è sempre la stessa.
Poi però mi capita di trovarmi a leggere un libro come questo, scoperto proprio grazie ad aNobii, e allora ringrazio i social network.
Balzac e la Piccola Sarta cinese è ambientato nella Cina di Mao ai tempi della Rivoluzione culturale, la quale consisteva nel mandare i figli, universitari e non, dei nemici del partito a lavorare i campi insieme ai contadini così che potessero imparare il mestiere, e avessero la giusta punizione per le colpe dei loro genitori, e dare atto alla rivoluzione proletaria.
Protagonisti di questo romanzo sono Luo e il narratore suo amico, il primo figlio di un rinomato dentista e il secondo di uno pneumologo e di una batteriologa. Essendo i genitori di entrambi considerati nemici del popolo, ai due giovani diciassettenni tocca in sorte di venir spediti tra le montagne ad imparare la dura vita dei campi.
Con loro viene mandato in rieducazione anche un amico, Quattrocchi, che si è portato appresso una valigia che si scopre essere piena di libri proibiti, cioè di quei romanzi scritti da autori occidentali e assolutamente vietati nella Cina di Mao perché ritenuti rivoluzionari e pericolosi.
Tra le montagne i due giovani conosceranno anche la Piccola Sarta ed entrambi si innamoreranno perdutamente di lei, ma solo Luo conquisterà il suo cuore e, quando verrà in possesso di uno dei libri di Quattrocchi, Ursule Mirouet di Balzac, decide di raccontarlo e leggerlo alla Piccola Sarta per trasformarla da rozza contadina a raffinata cittadina.
Ma la cultura ha il suo peso e può avere come conseguenza diretta quella di far aprire gli occhi ad una contadina per permetterle di scegliere da se il cammino che vuole intrapredere nella vita.
Un romanzo breve ma intenso, carico di significato. Un inno alla cultura quale solo i libri ti riescono a dare.
Titolo: Il dolore perfetto
Autore: Ugo Riccarelli
Editore: Mondadori
Pagine: 325
Data di pubblicazione: 01 Gennaio 2004
ISBN: 9788804524113
Prezzo: 17.60 €
Sinossi:
E' da un sud remoto, da una Sapri ancora fresca delle utopie e delle
ferite del Risorgimento che arriva a Colle, in Toscana, il Maestro. Un
giovane anarchico meridionale riservato, severo, che emigra da una
civiltà contadina arcaica e immobile verso un'altra apparentemente
identica: presto, però, questo giovane uomo animato dalla fede
nell'utopia si rende conto che "certo, i contadini e la povera gente qui
erano povera gente come dalle sue parti, ma i volti erano meno
spigolosi, le facce più aperte al sorriso, quasi che la bellezza del
paesaggio, la dolcezza dei poggi che digradavano verso una pianura
tenera come bambagia avesse mitigato anche i suoi abitanti, avesse
spalancato loro la porta della vita". E' in questo luogo reale e
fiabesco insieme che il Maestro unisce la sua vita a quella della vedova
Bartoli - che gli darà tanti figli, segnati da nomi emblematici come
Ideale, Mikhail, Libertà e Cafiero e che lo sosterrà con il suo amore
anche quando verrà il tempo della lotta, della fuga, dell'esilio -, ed è
in questo luogo che si svolgono le vicende della famiglia Bertorelli, i
commercianti di maiali che da generazioni portano i nomi degli eroi dei
poemi omerici e leggono l'"Iliade" e l'"Odissea" la sera attorno al
fuoco oppure nelle aie e nei cortili, "i bimbi e le donne in religioso
silenzio a immaginarsi battaglie e guerrieri, dèi e ciclopi". Diverse e
molteplici sono le trame che si intrecciano a partire da queste
passioni, da queste famiglie: dalla Toscana alla Svizzera fino in
Oriente, dalle cannonate di Bava Beccaris alla fine della Seconda guerra
mondiale, dal sogno socialista a quello della macchina per il moto
perpetuo, gli indomiti e indimenticabili personaggi di questa saga
attraversano l'intera storia d'Italia, che "Il dolore perfetto" ci
mostra attraverso la prospettiva illuminante di un microcosmo
poeticamente ricostruito in ogni particolare e splendidamente descritto.
Non è la storia della politica, naturalmente, dei trattati e dei grandi
eventi, ma i grandi eventi ci sono tutti. E non descritti per quel che
furono ma per quel che fecero - male, di solito - alla gente. Le
ribellioni, le guerre, gli eroismi, le carneficine, le epidemie e le
carestie, la voce implacabile della Storia talvolta si sovrappone al
rumore delle storie: ma solo talvolta, perché sono le storie che
contano, l'avvicendarsi delle generazioni, le nascite, le morti, i
tradimenti, i sogni, gli inganni e le riconciliazioni. E anche le
apparizioni, i misteri, i fantasmi, quello che non si può spiegare.
Realistico e fantastico, epico e quotidiano, questo romanzo è
opera-mondo, il mondo che un tempo era e di cui noi oggi siamo figli.
Ci sono libri che vorresti leggere ma, chissà per quale motivo, alla fine non compri subito e, dopo un po', vengono accantonati in un angolo della memoria finché qualcuno non te ne parla e il ricordo salta fuori.
Con Il dolore perfetto a me è successo così: la prima volta che l'ho visto è stato alla Fiera del Libro di Torino del 2004 dove gli ho fatto una corte pazzesca ma poi, per un motivo o per un altro, l'ho lasciato lì dov'era. Qualche anno dopo lo ripresi in mano in una libreria ma, anche in quel caso, lo riposi sul suo scaffale perché era un periodo che non avevo molti soldi da spendere. Ed è così che, fino a poco tempo fa, mi ero completamente dimenticata di questo romanzo; ma questa volta, quando una mia amica me ne ha parlato e mi ha detto che me lo avrebbe prestato, ho colto l'occasione la volo.
Protagonista del romanzo, insieme ai vari personaggi che lo compongono, è il dolore, ma non uno qualsiasi, quello perfetto, essenziale, che ti permette di capire la vita, quel dolore che accetti perché lo senti essere necessario e parte di te.
Riccarelli racconta la storia d'Italia, dai primi anni dopo l'unione fino alla seconda guerra mondiale, ma lo fa attraverso gli occhi delle persone comuni che magari non sono sui campi di battaglia a combattere, ma che invevitabilmente prendono parte a quella guerra iniseme ai loro amici e famigliari.
Un romanzo molto profondo e toccante che racconta come non tutto il male venga per nuocere, come il dolore non sia solo fonte di sofferenza ma anche di insegnamento; un insegnamento duro, senza dubbio, ma efficace e profondo.
Spesso, anche se non ce ne accorgiamo subito, dopo essere passati attraverso un'esperienza che ci ha provocato un grande dolore, ne usciamo distrutti ma fortificati perché siamo cresciuti e abbiamo imparato qualcosa da quella sofferenza.
E' questo il messaggio che Riccarelli ci insegna: che il dolore, in tutte le sue forme e manifestazioni, porta sempre e comunque con sè un insegnamento. E, anche se questa considerazione non aiuta a stare meglio, possiamo sempre imparare a guardare a questi eventi sotto un'altra luce.
Uh, li ho letti entrambi!
RispondiEliminaLo so, la profondità del mio commento ti ha lasciata senza parole :)
EliminaSì, decisamente! Non mi sarei mai aspettata un commento così profondo da te :D
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