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sabato 29 settembre 2012

Pane e Acqua di Rose - Marhsa Mehran



Titolo: Pane e acqua di rose
Titolo originale:
Rosewater and Soda bread
Autore: Marsha Mehran
Traduttore: C. Brovelli
Editore: Neri Pozza
Pagine: 286
Data di pubblicazione: 01 Gennaio 2009
ISBN:
9788854503038
Prezzo: 16.50 €

Sinossi:
Sulla Main Mall, la strada principale tortuosa e acciottolata di Ballinacroagh, rispettabile cittadina della costa irlandese, c’è un punto in cui il vecchio e il nuovo hanno deciso di darsi appuntamento. Su un lato della strada vi è il negozio di reliquie Reek, un’ammuffita confusione di crocifissi, preghiere laminate, boccette d’acqua santa e di tutti gli armamentari connessi a san Patrizio. Sul marciapiede opposto, invece, un pesante edificio di pietra, dove spicca una vivace porta rossa con le imposte viola. Da quelle imposte fuoriescono ogni giorno odori licenziosi di strane spezie, vapori inebrianti di piatti che attirano folle di ingordi e hanno spinto il Connaught Telegraph a dichiarare che là è custodito «il segreto meglio conservato della contea di Mayo». Un segreto culinario, beninteso, visto che al di là di quella porta cremisi c’è il Caffè Babilonia delle tre sorelle Aminpour, le ragazze iraniane giunte a Ballinacroagh ormai da qualche anno. A parte i borbottii quotidiani della signora Quigley, vedova perpetua di James Ignatius Quigley e arbitro autoproclamatosi di tutto ciò che è decente e sacro a Ballinacroagh, quell’incrocio di vecchio e nuovo non suscita affatto scandalo nel villaggio, dove la quiete regna sovrana. Un giorno, però, un evento inaspettato mette a soqquadro l’intera cittadina irlandese. Estelle Delmonico, la panettiera italiana approdata tempo fa a Ballinacroagh col marito coi baffoni e un bel carico di caffè e sfogliatelle, trova, sulla spiaggia ai piedi della collina su cui si erge il suo cottage, una ragazza seminuda e quasi morta. I capelli castano rossicci, il viso magro, le mani meravigliose e la pelle così delicata da sembrare pasta sfoglia, la ragazza, a giudicare dal colorito, sembra aver perso molto sangue. Estelle la porta nel suo cottage e, con l’aiuto del medico, non tarda a scoprire che la meravigliosa sirena deve aver tentato di porre fine alla vita che porta in grembo, al bambino di cui è in attesa. Chi è quella ragazza dalle mani così strane? Da dove viene? E perché ha scelto di fare quello che ha fatto alla baia? E perché, infine, si rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda?Le voci corrono nella ridente e rispettabile cittadina irlandese e animano le già movimentate sere al Caffè Babilonia. Con la sua scrittura davvero unica e la sua magica miscela di culture e mondi differenti, Marsha Mehran ci offre, con Pane e acqua di rose, un avvincente seguito di Caffè Babilonia e delle avventure delle sorelle Aminpour, ragazze iraniane in terra d’Irlanda.

Scrivere il seguito di un romanzo credo sia quasi un’impresa titanica, soprattutto se il primo è stato un successo perché sai che il tuo pubblico, quando aprirà il nuovo libro, avrà delle aspettative ben precise. Non invidio dunque per niente Marhsa Mehran che ha deciso di raccontarci le avventure delle sorelle Aminpour in una serie composta da sette libri, due di cui in corso di pubblicazione in Inghilterra.

Per ora devo dire che l’autrice se l’è cavata abbastanza bene, anche se, lo ammetto, questo secondo libro mi ha coinvolto un pochino meno rispetto al prima, ma solo perché manca il piacere della scoperta che si prova quando si legge una storia di cui non si conosce nulla, nemmeno i personaggi.

Anche qui, infatti, ritroviamo le tre sorelle Marjan, Bahar e Layla alle prese con il loro Caffè Babilonia che, nonostante i pregiudizi di alcuni abitanti del paese, prosegue la sua attività senza intoppi.
Laya, la più piccola delle tre, è sempre fidanzata con Malachy ed entrambi devono cercare di tenere un po’ a freno gli ormoni adolescenziali che scalpitano senza sosta.
Scopriamo che Bahar ha finalmente trovato un nuovo inizio, accantonando quasi definitivamente le sofferenze che ha dovuto patire in Iran, e scoprendo una nuova fede.
Marjan, invece, deve fare i conti con se stessa e con il passato che ha lasciato a Teheran, soprattutto ora che alla sua porta bussa una nuova possibile felicità.
E poi c’è la mitica signora Estelle Delmonico che un giorno, durante una delle sue passeggiate sulla spiaggia volte ad alleviare le sofferenze provocatele dell’artrite, trova una diafana ragazza dai capelli rossi e dalle dita strane in fin di vita. Saranno lei e la maggiore delle sorelle Aminpour a rimetterla in sesto e a scoprire la sua storia.

Se nel precedente romanzo l’antagonista era Thomas McGiure ed era Bahar quella delle tre sorelle su cui maggiormente si incentrava la storia, qui invece troviamo Dervla Qigley impegnata a screditare con ogni mezzo e maniera le tre protagoniste e a riversare su di loro, su Estelle e sulla misteriosa ragazza il suo razzis maniacale; mentre, delle tre sorelle, è Marjan quella su cui si concentra maggiormente la narrazione.
Inoltre, viene posto maggiormente l'accento su quanto sia difficile accettare persone di altre etnie in piccole comunità, di quanto sia difficile integrarsi e di quanto forti e insensati possono essere i pregiudizi che, se estremizzati, possono  provocare non pochi danni alle persone contro cui sono rivolti.

Grande merito della scrittrice è la sua capacità di descrivere i personaggi di cui narra, sia fisicamente che caratterialmente: anche quelli secondari e più marginali, infatti, vengono descritti con una nitidezza e quantità di particolari che sembra davvero di essere a Ballinacroagh ad assistere al carosello di vita e pettegolezzi tipici dei piccoli paesi di ogni dove.
Quindi, pur essendo un secondo capitolo, direi che la sua autrice se l’è cavata egregiamente costruendo di nuovo una trama ben strutturata, anche se dal ritmo più lento e meno concitato rispetto a quella di Caffè Babilonia.

Ora non ci resta che aspettare che gli atri romanzi di questa saga sbarchino in Italia e sperare che saranno all’altezza dei primi due.

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